_comunicato #660
23 Gennaio 2017
“Cohousing, luci ed ombre” – QN Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione del 21 gennaio 2017 – Achille Colombo Clerici
Sotto la pressione della crisi, della precarietà del lavoro, dell’incertezza del futuro, la società modifica il tradizionale concetto di uso esclusivo legato alla proprietà, in quello dell’utilizzo collettivo di un bene: bicicletta, automobile, acquisto di alimentari, fino alla casa. Secondo notizie di stampa, uno dei primi edifici in coabitazione solidale o cohousing di Milano nascerà tra un anno a Crescenzago, con vista sul Parco Lambro.

Il cohousing – che richiama in qualche modo la filosofia dell’abitare di certi villaggi tribali imposta da difficili condizioni ambientali e sociali – è nato in Danimarca nel 1964 e si è diffuso dapprima nei Paesi del Nord per approdare negli anni ’80 negli Stati Uniti e in Australia. Si tratta comunque di percentuali minime rispetto al sistema di abitare tradizionale.

La grande casa milanese si svilupperà su cinque piani. Ogni nucleo familiare – dieci nuclei con 16 bambini sotto i 14 anni – avrà un appartamento di 100 metri quadrati e 200 metri quadri di spazi condivisi: un auditorium da quaranta posti, una sala polifunzionale (cinema-teatro), lo spazio bambini con grande sala giochi, una biblioteca con spazio per piccole attività hobbistiche e ancora lavanderia, giardino e terrazzo solarium. Previsti inoltre il magazzino per il gruppo di acquisto e un pulmino condiviso per la mobilità. Costi di costruzione contenuti, 2.100 euro al metro quadrato. La casa comune sarà realizzata parte in legno, niente gas e tutto elettrico grazie ai pannelli fotovoltaici.

Costi contenuti non solo, prosegue l’informazione, ma anche l’opportunità di non consumare territorio utilizzando invece le “porosità”, le piccole aree all’interno del tessuto edificato della città, rendendo così possibile una “densificazione intelligente”.

Una scommessa senz’altro interessante che porta con sé elementi positivi: la realizzazione di una comunità ideale multifamiliare; l’adozione di razionalità e delle tecnologie costruttive con l’utilizzo di materiali e di impianti virtuosi sul piano ecologico; l’abolizione del gas quale fonte energetica e l’utilizzo al suo posto di energia elettrica autoprodotta.

Resta la domanda di fondo: ma, mettendosi in comune, i problemi della vita familiare si riducono o si moltiplicano?

Se in questa era la coppia scoppia cosa farà una comunità di coppie costrette a convivere?

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