_comunicato #486
02 Novembre 2009
Ricerca Assoedilizia: il decadimento qualitativo delle città italiane
Per Colombo Clerici una rilevante concausa è da ricercarsi nella politica fiscale che ha penalizzato e penalizza le costruzioni di qualità.
Ma perché mai i meno abbienti devono vivere in case brutte?

A rischio le categorie artigianali più qualificate
- Andamento del quadro delle risultanze catastali (Agenzia del Territorio) relative allo stock abitativo del Paese, raffronto tra 1987 e 2007

A1 A2 A3 A4 A5
STOCK ABITATIVO SIGNORILE CIVILE ECONOMICO POPOLARE ULTRAPOPOL.

1987 47.310 4.979.992 3.926.193 4.953.375 2.067.239
2007 35.680 10.480.934 11.178.254 5.688.269 1.174.479



A6 A7 A8 A9 A11
STOCK ABITATIVO RURALE VILLINI VILLE CASTELLI/ ABIT. TIPICHE
PALAZZI
1987 1.470.172 479.172 25.200 1.171 14.963
2007 892.253 1.926.653 34.227 2.404 15.568





Ricerca Assoedilizia su dati del Catasto-Agenzia del Territorio






Ricerca Assoedilizia su dati del Catasto-Agenzia del Territorio

Si evidenzia una progressiva dequalificazione del patrimonio abitativo del Paese, sia pure tenendo conto dell’operazione di aggiornamento dei dati compiuti dal Catasto in anni in cui l’arretrato era assai rilevante (5-6 milioni di posizioni).

Riscontriamo: una predominanza di edilizia economica, il cui dato cresce quasi di tre volte (più 284%) ed una edilizia civile che raddoppia il dato (più 210%); un calo del 24,5% degli alloggi signorili dovuto alla mancanza di incremento ed ai processi di dismissione con contestuale frazionamento.

Fenomeno che interessa anche le ville che rimangono quasi stazionarie, mentre i villini aumentano di quattro volte. Il dato dei castelli e dei palazzi monumentali segue il trend dell’aggiornamento catastale.

La diminuzione delle unità ultrapopolari,indica il recupero edilizio del patrimonio particolarmente degradato.

Commenta il Presidente di Assoedilizia avv. Achille Colombo Clerici. “Si può filosofare fin che si vuole sul concetto di città, di etica e di estetica nell'urbanistica, di qualità del vivere e di bellezza della città.

È paradossale, ma basta una norma di natura fiscale a cambiare tutto il corso di una cultura: quando, nei tempi andati, il fisco colpiva il fronte delle case, si costruivano solo budelli; quando colpiva il sedime le case crescevano in altezza; quando, come nell'Italia del Dopoguerra si è colpita la qualità edilizia si sono costruite solo case brutte.

Da allora ad oggi, nel nostro Paese, una miope legislazione fiscale ha penalizzato sistematicamente il prodotto edilizio di qualità, escludendo da ogni agevolazione fiscale gli immobili di pregio: prima, fra tutte, la famosa legge Tupini che prevedeva l'esenzione venticinquennale dall'imposta sui redditi dei fabbricati per le costruzioni destinate alla locazione, a patto che fossero di mediocre, se non scadente qualità.

Si è arrivati al punto di escludere dai benefici di legge gli immobili realizzati con materiali pregiati o lavorati in modo pregiato; condannando una tradizione artigianale di qualità, fatta di marmisti, decoratori, falegnami, stuccatori, tappezzieri che hanno visto progressivamente scemare il proprio lavoro”.
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