11 Febbraio 2008
Sono 5000 gli “homeless” a Milano. E in aumento
Colombo Clerici. “Fa meditare la realtà dei senzatetto: meditare sulla forza
vitale di queste persone che sopravvivono in una condizione disperata ma che
mantengono la speranza, il sogno, di una vita migliore.”
Milano - Secondo il Cescat-Centro Studi Casa, Ambiente e Territorio di Assoedilizia che ha elaborato valutazioni dell’assessorato comunale alle Politiche Sociali e degli operatori su strada, sono circa 5.000 i senza casa - persone singole ma anche nuclei familiari - che dormono sulle panchine, sotto i portici, sdraiati negli androni, in scatoloni di cartone, in auto.
Una realtà apparentemente sconcertante per la metropoli più ricca d’Italia come risulta dal reddito medio pro-capite. Una realtà che imbarazza e che fa arrossire.
Enti pubblici e associazioni assistenziali private non stanno a guardare: sono costantemente a disposizione degli homeless 800 posti letto in locali gestiti da Provincia e Comune cui, d'inverno, si aggiungono altri 800 posti letto suddivisi nei centri di viale Ortles, di via Barzaghi, di via Saponaro, di via Zama: più 100 in periodi di emergenza (nevicate, gelo) dislocati presso la Casa dell’Accoglienza di viale Ortles e presso la struttura di viale Isonzo. I luoghi di accoglienza sono divisi tra uomini e donne.
D’inverno circolano 5 unità mobili di soccorso che distribuiscono alimenti, coperte, sacchi a pelo, medicine. Il personale è tutto volontario ma le spese sono sostenute dal Comune. Due mezzi sono gestiti dai City Angels, altri da Atm e del Buon Samaritano. Gli alimenti di prima necessità per la cena e la prima colazione sono forniti da Banco Alimentare, medicinali e assistenza sanitaria dal Banco Farmaceutico (circa 32.000 confezioni prevalentemente di antinfiammatori, antinfluenzali, antitosse, vitamine) mentre i Medici Volontari Italiani effettuano visite di ingresso a chi si presenta nei luoghi di accoglienza ed effettuano interventi di primo soccorso a chi pernotta in strada.
Cinquemila clochards a fronte di 1.700 letti: a prima vista si sarebbe indotti a ritenere che 3.300 siano sfortunati che non sono riusciti a trovare posto. In realtà decine e decine di letti restano vuoti. Perché?
Secondo la versione comunale, i clochards che dormono sotto i portoni rifiutano l’ospitalità nei centri di accoglienza. Lo confermano, in sostanza, i City Angels, una lunga e positiva esperienza “sul campo”. Ma aggiungono motivazioni poco note. In base alle testimonianze raccolte, si può ragionevolmente affermare che solo il 5% dei senzatetto (quasi nessun italiano tra questi) sceglie di dormire “a cielo aperto”. Tutti gli altri adducono motivazioni. La principale è rappresentata dal controllo all’ingresso dei centri di raccolta: molti homeless sono immigrati irregolari e alcuni hanno piccole pendenze con la giustizia. Il timore è che, identificati, scattino nei loro confronti provvedimenti cautelativi. Poi ci sono le coppie, magari con bambini, nei confronti delle quali si impone la separazione: donne e bambini vanno da una parte, gli uomini dall’altra. E ancora c’è chi lamenta il timore di finire vicino ad un ammalato; il pericolo di furti. Infine c’è chi vive in compagnia di un cane
e, nei dormitori, gli animali non possono entrare.
In conclusione, dopo una certa ora le stazioni ferroviarie e della metropolitana, i portici del centro, parchi e giardini (se non fa troppo freddo) si trasformano in bivacchi di umanità sofferente, muto rimprovero per l’opulenta società metropolitana. Una società che aumenta. I sociologi calcolano che in un quarto di secolo il ceto medio di Milano sia sceso dal 50 al 30%. Una piccola parte del 20% è salito ai piani alti del ceto benestante; ma una parte, ben più consistente, è scesa nel girone dei poveri e molti dei poveri in quello dei miseri. Agghiacciante la cifra di chi vive in povertà e in miseria: circa 200.000 persone, il 15 per cento della popolazione milanese. Popolazione che, per esempio, ha rinunciato da tempo all’auto, ma deve ricorrere ai centri di assistenza per il cappotto, per un paio di scarpe, per il pane, il latte, il sapone ed altri generi di prima necessità.
La disuguaglianza sociale codificata, importata da altri sistemi economici e da altre culture, colpisce pesantemente l’intera società europea, e quindi anche Milano, la più europea delle città italiane. Il sistema pubblico può limitare, non impedire, il fenomeno.
“E’ necessario attivarsi - afferma il Presidente di Assoedilizia avv. Achille Colombo Clerici - per il presente e soprattutto in previsione di quanto avverrà. Un primo passo può essere mettere a disposizione dei clochards delle “tendopoli” (tende ad igloo monoposto) notturne dislocate negli spazi di verde pubblico in diverse zone della città (tendopoli che di giorno vanno smontate), per usufruire delle quali non è necessario mostrare documenti. Ovviamente, attorno ad esse, deve esserci un minimo di sorveglianza”. Questa soluzione ha dato buoni risultati in Francia, dove è stata adottata a Parigi e in altre città. E c’è pure un esempio a Milano: la piccola tendopoli eretta dai City Angels nei giardini di Piazzale Cadorna.
Conclude Colombo Clerici: “Fa meditare la realtà dei senzatetto. Meditare sulla forza vitale di queste persone che sopravvivono in una condizione disperata ma che mantengono il sogno, la speranza, di una vita migliore. Che la nostra città è, nonostante tutto, in grado di offrire a chiunque. Milano è una città dura, competitiva, ma di grande opportunità e di grande cuore, come dimostra il numero di organizzazioni di volontariato, il più alto d’Italia”.
ASSOEDILIZIA, la borghesia storica di Milano e della Lombardia