_news #188
16 Giugno 2009
Riscaldamento globale: è questione politica (e di costi)
Presentati in Assoedilizia da Pippo Ranci (Università Cattolica di
Milano) e Giuseppe Orombelli (Università Milano Bicocca) due libri editi da Francesco Brioschi con tesi opposte. Colombo Clerici: “La crisi economica ci suggerisce ancora di fare spese oggi,non solo pubbliche ma soprattutto a carico delle famiglie, per risparmiare qualcosa in futuro?”
Sulla diagnosi del mutamento climatico, tutti (o quasi) d'accordo: l’attività umana vi contribuisce . E’ sulla terapia che le strade divergono: è più conveniente spendere oggi per evitare maggiori costi futuri oppure è meglio dare la precedenza ad altri gravi problemi?

Il dibattito apertosi in Gran Bretagna con la pubblicazione del "Rapporto Stern" nel 2006 continua a tenere banco in proposito. Tanto è vero che l'editore Francesco Brioschi ha deciso di pubblicarne in italiano sia un'ampia sintesi (Nicholas Stern, "Clima: è vera emergenza"), sia una critica radicale, quella firmata da Lord Lawson (Nigel Lawson "Nessuna emergenza clima"). I libri sono stati presentati da Assoedilizia e Brioschi Editore, con il patrocinio di INSTAT – Istituto Nazionale di Studio e di Tutela dell’Ambiente e del Territorio.

Secondo Stern, economista inglese autore del celebre omonimo rapporto, si impone un radicale mutamento dello stile di vita per evitare che la crescita incontrollata dell’attività industriale porti il mondo al riscaldamento globale con esiti catastrofici.

Ribatte il connazionale Lawson, anche lui lord, già segretario di Stato: l’intervento dell’uomo influisce ben poco sull’innalzamento della temperatura che sarà comunque di misura molto limitata.

Introdotti dal presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici e dall’editore Francesco Brioschi i due studiosi di fama internazionale – Giuseppe Orombelli, Università Milano Bicocca e Pippo Ranci, Università Cattolica – hanno analizzato senza preconcetti ideologici le opposte tesi. Queste, in sintesi, le rispettive opinioni.

OROMBELLI - Il clima è soggetto a continui cambiamenti di diversa ampiezza e scala temporale. Da oltre un secolo il clima terrestre mostra una tendenza al riscaldamento, interrotta da ripetute oscillazioni della durata di pochi anni – pochi decenni.
Nell’ultimo trentennio il riscaldamento climatico si è accentuato e la temperatura media annua globale è aumentata di quasi mezzo grado °C: nove degli ultimi 10 anni (1999-2008), sono stati i più caldi dal 1850. L’aumento della temperatura non è stato uniforme, ma variabile regionalmente, in generale più accentuato nelle aree continentali e minore in quelle oceaniche. Sempre nell’ultimo trentennio cambiamenti si sono prodotti anche nel ciclo idrologico, con un aumento del vapor d’acqua atmosferico e variazioni nella distribuzione spaziale e stagionale delle precipitazioni. La concentrazione di alcuni gas con effetto serra è aumentata: in particolare CO2 e metano, immessi in atmosfera dalle attività umane, hanno raggiunto valori non mai registrati nell’ultimo milione di anni. Anche il particolato atmosferico è aumentato, con effetti climatici contrastanti. In conseguenza del riscaldamento climatico l’estensione del manto nevoso, i ghiacci marini artici ed i ghiacciai montani si vanno contraendo. Vi è generale consenso, tra i ricercatori del settore, che le modificazioni prodotte dall’uomo, sommandosi alle cause naturali, siano in parte responsabili del cambiamento climatico in atto. Poiché le simulazioni mediante modelli, malgrado la loro incertezza, configurano per il futuro un ulteriore riscaldamento globale, se le immissioni umane in atmosfera continueranno e si accresceranno, è urgente riorientare la politica energetica e, più in generale, il modello di vita (dalla casa, alla mobilità, all’uso del territorio) verso forme più responsabili ed attente agli equilibri della natura.

RANCI - La domanda che ormai (finalmente) molti si pongono è se vi sia veramente un problema di riscaldamento globale. Siamo bombardati da evidenze e ragionamenti contrastanti, turbati da affermazioni apodittiche di segno opposto. L’editore Brioschi ha pubblicato contemporaneamente i due libri facilitando il confronto e il formarsi di opinioni probabilmente sempre diverse, ma ragionevolmente fondate.
Conferma così una linea editoriale di diffusione di idee complesse con testi chiari e leggibili e di contributo ad abbattere le barriere ideologiche. Stern e Lawson possono essere letti in parallelo, immaginando un dialogo.Stern afferma: pur se ci sono evidenze contrastanti a livello locale e oscillazioni di breve periodo, la tendenza di medio periodo della temperatura media terrestre è chiaramente al rialzo. Lawson dice che l’evidenza è ancora incerta.
Stern chiarisce il gioco tra flussi e concentrazione: l’aumento della temperatura deriva dalla concentrazione di gas serra nell’atmosfera; la concentrazione cresce se c’è un saldo positivo tra il flusso di emissioni e il flusso degli assorbimenti; l’attività umana ha alterato il saldo rendendolo fortemente e crescentemente positivo; quando la concentrazione sarà così elevata da provocare effetti devastanti sarà troppo tardi per reagire modificando i flussi fino a stabilizzare o far decrescere il livello di concentrazione.
Quindi è urgente muoversi ora.
Si tratta di una questione politica di questa natura:
Lawson dice che la prevenzione costa troppo, costa meno aspettare il danno e provvedere ai necessari adattamenti.
Stern mostra che costa meno cominciare ad agire subito.
C’è anche un aspetto etico: i danni colpiranno prevalentemente e duramente popolazioni povere, che non avranno contribuito a determinarli.
La tempistica è decisiva. Ad esempio, si possono ridurre le emissioni migliorando la qualità degli edifici e per contro accrescere gli assorbimenti arrestando la deforestazione: operazioni che richiedono anni, durante i quali il flusso netto potrebbe solo ridursi gradualmente ma la concentrazione certo continuerebbe a salire.
Non c’è tempo da perdere né per le operazioni di prevenzione auspicate da Stern, né per predisporre quelle previste da Lawson perché non c’è ormai dubbio che la prevenzione sarà tardiva e parziale e un adattamento sarà comunque necessario.

Colombo Clerici , intervenendo nel dibattito, si chiede se, trattandosi come è stato detto di questione politica, valga la pena di compiere oggi a costo 50 interventi preventivi ad evitare di doverli compiere in futuro a costo 100.
Una logica tipica, questa, della società del welfare (cioè del benessere) nella quale ci si preoccupa della previdenza, in vista di un problema futuro.
Una logica che orienta decisamente la politica dell'U.E. in materia.
Concludendo: “Il dibattito mi sembra datato. Non so se potremo continuare a ragionare oggi in questa ottica dopo lo scoppio della crisi economica; o se piuttosto non valga la pena di concentrare le maggiori risorse, anche economiche, nell'impegno anticiclico. Perché l'attuale mi sembra sia fondamentalmente una crisi strutturale (in quanto generata dal fatto che è impensabile una crescita indefinita della produttività e dei consumi), non una semplice congiuntura negativa dell'economia causata dallo scoppio della crisi finanziaria; una crisi dunque che già era presente,come situazione di squilibrio latente e della quale la congiuntura finanziaria è stata la causa scatenante”.

Biesse
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