_news #186
11 Giugno 2009
Intervento del Presidente Colombo Clerici alla Tavola Rotonda EIRE organizzata da Aspesi
LA LOCAZIONE FATTORE PROPULSIVO DEL PIL E DEL GETTITO FISCALE
“100 euro investiti nelle costruzioni residenziali generano 170 euro di reddito” confermano gli esperti Ricciardi e Boari. Oriana: “L’edilizia è l’attività a maggiore impatto sulla crescita economica e occupazionale”

Benito Sicchiero

Tutti d’accordo alla Tavola Rotonda EIRE sul tema "Dinamica del settore immobiliare-costruttivo e ripresa del PIL: il caso italiano": esperti e operatori del settore. A cominciare dal Presidente di Assoedilizia e Vice Presidente di Confedilizia Achille Colombo Clerici: “La locazione immobiliare è, unitamente all’attività edilizia (nuova produzione e opere manutentive), un fattore di dinamismo dell’investimento immobiliare - ha affermato nel suo intervento particolarmente incisivo che ha improntato i lavori assieme alla ricerca disposta ad hoc, intervento che riportiamo sinteticamente a parte – e potrebbe imprimere un ulteriore impulso alla nostra economia a seguito dell'introduzione di una misura incentivante l'investimento immobiliare in locazione, qual è la cedolare secca”.
Tale convinzione deriva dai risultati cui è giunto il Centro Studi Fiscali di Assoedilizia.
Aspesi, organizzatrice dell’evento, ha affidato ai professori Carlo A. Ricciardi, Ordinario di Economia Politica della Facoltà di Scienze della Comunicazione IULM e Giuseppe Boari, Ordinario di Statistica della Facoltà di Economia della Cattolica di Milano, il compito non facile di dimostrare scientificamente con tabelle e diagrammi quanto il settore immobiliare in buona salute contribuisca alla crescita del benessere e quanto, al contrario, una sua depressione ne abbassi il livello. Almeno in Italia.
Ebbene i risultati, difficilmente contestabili, dimostrano:
- che l’investimento in costruzioni - pari, nel 2008, a 153 mld di euro, il più rilevante tra tutte le forme di investimento che, nello stesso anno, sono state di circa 300 mld - è leva e strumento di politica anticongiunturale e, in prospettiva di lungo periodo, di politica della crescita economica;
- che ricostituisce, riqualifica ed espande lo stock di capitale di capitale abitativo e produttivo del Paese e rappresenta una fonte durevole di servizi di merito sociale (il diritto all’alloggio) e/o servizi produttivi;
- che ha un rilevante impatto occupazionale e in molti casi un efficace ruolo di ammortizzatore economico-sociale
- che la dinamica dell’investimento residenziale anticipa positivamente (poco più di un anno) le variazioni del PIL. In altre parole non è l’accrescimento del PIL a produrre effetti positivi sull’investimento in costruzioni, ma proprio il contrario.
Perciò, logica vorrebbe che tutti gli attori della società nazionale – dal legislatore alle banche per la concessione di crediti e mutui – favorissero il settore per uscire più rapidamente dalla recessione. Gli esperti si sono spinti ad avanzare una audace proposta: considerato il flop degli strumenti finanziari di previdenza integrativa, perché non affidare tale compito, attraverso opportune facilitazioni pubbliche – come avviene d’altronde in USA e Svizzera – all’acquisto della casa?
Considerazioni fatte proprie dal Presidente di Aspesi Filippo Oriana nella sua sintesi conclusiva il quale, tra l’altro, ha additato come perniciosa la contrapposizione tra investimento industriale e investimento immobiliare da taluni propugnata. E, ha ricordato, sono stati proprio i pregiudizi e le prevenzioni nei confronti dell’attività immobiliare a convincere Aspesi a chiedere l’intervento di esperti esterni per riportare le giuste dimensioni. Concludendo: “Se il settore immobiliare prospera è tutta l’economia a prosperare; l’efficienza dell’allocazione delle risorse nel nostro settore è altissima; la rapidità della reazione sistemica all’investimento finanziario nelle costruzioni è sicuramente maggiore di quelle di altri segmenti industriali”.
Adeguati qualitativamente gli interventi di Fabio Casiroli, docente del Politecnico di Milano che, in particolare, ha richiamato l’esigenza della costituzione dell’Area Metropolitana (come previsto per la Parigi 2030) onde gestire nella maniera più positiva le profonde trasformazioni che si stanno anticipando; di Ambrogio Prezioso, Presidente della Consulta Ance-Aspesi e Costruttori di Napoli; di Manfredi Rosso, Chief Investment Officer del Gruppo Zurigo Italia. Il Seminario, che grazie alla sua sobrietà e incisività politico-scinentifica costuisce una tappa importante nell’attività di Aspesi, è stato ben coordinato dalla giornalista Eveleina Marchesini, responsabile del Mondo Immobiliare e di Casa&Case del Sole 24 Ore.

COLOMBO CLERICI: CON LA CEDOLARE SECCA AUMENTO DEL PIL DELL’1%
Dopo avere analizzato l’andamento degli investimenti immobiliari in termini sia di nuove costruzioni, sia di ristrutturazioni negli ultimi decenni – andamento ciclico che si ripete all’incirca ogni 5-7 anni – e il relativo apporto all’economia del Paese (40 miliardi di euro il solo prelievo tributario complessivo dagli immobili), Colombo Clerici ha indicato i fattori di successo e di crisi del settore, soffermandosi sul comparto della locazione.
Possiamo anzitutto stimare che il nostro Paese presenti oggi un fabbisogno minimo di case in locazione da 600.000 unita' ad 1milione. Un fabbisogno che non deve esser soddisfatto necessariamente mediante una nuova produzione edilizia; a seguito di adeguata incentivazione, anzitutto si arginerebbero le dismissioni e si favorirebbero gli investimenti in immobili già prodotti e attualmente disponibili nel mercato della compravendita.
Per inciso è stimata in circa 250/300.000 unita' a livello nazionale ed in 50.000 unità in Lombardia la disponibilità di tal genere.
In prospettiva, il raggiungimento dell'obiettivo nazionale - secondo le stime del Centro Studi Fiscali di Assoedilizia - pur se non si dovesse costruire nemmeno un nuovo alloggio in conseguenza dell'incentivazione, varrebbe a spostare una massa di abitazioni dall'area di esenzione fiscale all'area della tassazione con un conseguente maggior gettito annuo per la finanza comunale e quella erariale (recupero ad una funzione economica dinamica di un investimento statico).
In definitiva possiamo stimare che l'obiettivo per l'Italia di spostare il rapporto tra abitazione principale in proprietà e abitazione in locazione dall'attuale 73/18 % ad un traguardo del 68/23 %, farebbe sensibilmente diminuire la quota di residenziale ad investimento statico,accrescendo la quota dello stesso ad investimento dinamico, ai fini fiscali ed ai fini del PIL.
Obiettivo non utopistico ove si consideri che lo strumento di intervento è triplice: a/recupero del nero; b/assorbimento del già costruito; c/investimenti in nuova produzione edilizia.
Ciò potrebbe generare:
- un incremento strutturale di redditi soggetti a tassazione dell'ordine di 8 MLD di euro all'anno con relativo gettito IRPEF di circa 1,4 MLD e Registro per 16 mln di euro.
- un incremento straordinario del PIL in un quinquiennio di ben 60 MLD connesso alle prospettive di aumento della nuova produzione edilizia; con relativo gettito IRES, IVA e di oneri sociali.
- aumento del gettito annuo dell' ICI per circa 300/400 MLN; suscettibile di elevarsi sino a 600/800 milioni a seconda del grado di recupero dell'evasione.
L'aumento dell'investimento annuo per spese manutentive potrebbe aggirarsi attorno ai 700 milioni : somma che incrementerebbe ulteriormente il PIL.
Promuovere l’investimento in immobili destinati alla locazione, dunque, oltre ad un effetto indubbiamente positivo sul piano sociale (mobilità abitativa – maggiore e più conveniente offerta in locazione – blocco della emorragia delle dismissioni di immobili), innesca un processo economico-produttivo virtuoso, producendo nell’immediato l’incremento dei gettiti IRPEF, IVA e IRES (costruttori-installatori-professionisti), nonché dei posti di lavoro; con conseguente aumento del gettito degli oneri sociali e della capacità di spesa di molte famiglie.
Tra l'altro, punire l'investimento in locazione con conseguente freno all'espansione della nuova produzione edilizia, mentre ci si preoccupa di varare il piano casa per il rilancio dell'attività edilizia stessa, sarebbe un controsenso nella politica governativa: e finirebbe per favorire un bisogno nuovo (ampliamenti), sacrificando un bisogno pregresso (la forte domanda in locazione).
Inoltre, osserviamo che le politiche governative di questi ultimi vent'anni, volte a favorire la proprietà della abitazione a scapito della locazione, oltre a sottrarre alla tassazione un' ingente massa economica che avrebbe potuto costituire il reddito dei locatori, ha favorito il vasto fenomeno del sommerso nel comparto delle opere manutentive, solo parzialmente recuperato attraverso la normativa del 36%: l'utente-proprietario, che risponde solo a se stesso, è molto più incline del locatore (che peraltro può addebitarne all'inquilino una parte) a ricorrere al nero per le spese di gestione e manutenzione dell'immobile.
Se dunque il rapporto proprietà-locazione nel nostro Paese fosse livellato allo standard medio europeo si avrebbe un incremento del PIL per le opere manutentive almeno di 3/4 MLD di Euro.



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