03 Marzo 2018
“Una nuova cultura per rigenerare le periferie” QN IL GIORNO del 3 marzo 2018 di Achille Colombo Clerici
Riqualificazione delle periferie significa rigenerazione urbana. Sostituzione o riuso e rinnovamento tecnologico degli edifici, ma anche smart city, cioè città funzionale e competitiva, sul piano dei servizi alle persone ed alle imprese; significa qualità ambientale e sicurezza. Il tema è stato oggetto di un recente convegno all’ Università Bocconi.
C’è la consapevolezza diffusa della rilevanza di tale operazione: non solo sul piano economico, per la sua valenza anticiclica, ma anche sociale, per affrontare in una ottica più moderna e razionale il problema abitativo nel nostro Paese.
Sino ad oggi, per la verità è mancata una vera e propria politica abitativa ed urbanistica. Dopo anni ed anni in cui le leggi hanno cercato di rincorrere gli effetti di un sistema distorto per porvi rimedio e non viceversa di rimuovere le cause dei problemi, ora è arrivato il momento di una svolta.
Dal secondo Dopoguerra in poi abbiamo visto, l’iniziale forte concorso degli investimenti privati volti anche alla realizzazione di case in locazione, gradatamente scemare, fino a ridursi allo zero attuale.
Nei dibattiti cui ho assistito, ho sentito parlare di finanziamenti pubblici, di risorse regionali, statali, europee. Mai ho sentito far riferimento al coinvolgimento del capitale privato.
E’ inconcepibile che in un Paese che è secondo detentore in Europa di risparmio privato non si pensi di coinvolgerlo per la soluzione del problema abitativo, che è uno dei più impellenti.
Si tratta di una decisa svolta culturale.
Ma non si può guardare solo a singole episodiche operazioni: occorre cercare una risposta in un processo di sistema volto a coinvolgere il risparmio diffuso.
Bisogna superare anzitutto i pregiudizi legati alla vetero urbanistica ed alla vetero sociologia: primo fra tutti lo sfavore legislativo verso la locazione abitativa privata. Ma va anche dato un chiaro segnale di discontinuità sul piano fiscale ed in tema di principi urbanistici per recuperare la fiducia dei risparmiatori. E, sul piano legislativo, arrivare ad una armonizzazione della o delle legislazioni urbanistiche a livello nazionale.
Una legge sul regime dei suoli ed una legge urbanistica nazionali che recepiscano le istanze della nuova cultura urbanistica, basata sul criteri di razionalità economicità, efficienza e prestazionalità.
In sostanza, più cultura e meno burocrazia.