_comunicato #644
11 Dicembre 2016
QN Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione del 10 dicembre 2016 – “Ridare all’Italia la giusta velocità” di Achille Colombo Clerici
Fino a qualche anno fa, se avessi dovuto rispondere alla domanda di quale ordine avrei dato, disponendo in un quadro gerarchico i diversi poteri in campo, avrei risposto: Chiesa (un potere morale, ovviamente), Politica, Burocrazia, Finanza. Oggi risponderei: Finanza (a cominciare da quella internazionale) , Burocrazia (europea, in primis), Chiesa, Politica.
In vent’anni c’è stato un cambiamento culturale, istituzionale, socio-economico e politico, etico e spirituale, strisciante e progressivo senza che apparentemente ce ne siamo avveduti. Questo cambiamento sotterraneo e strisciante è la situazione di vero pericolo che stiamo vivendo. Perché non ci permette di reagire, di allertarci, di approntare le difese ed i rimedi, di avere parametro alcuno per formarci idee chiare sul nostro destino.
Anche a causa di decisori non all’altezza. Frequento da oltre vent’anni vari meeting internazionali sui temi dell’economia. Posso dire che quasi mai, ascoltando i nostri leaders politici, ho riscontrato in qualcuno di essi la visione dello statista capace di delineare tratti del futuro per orientare la guida del proprio popolo. Ho trovato visioni politiche prevalentemente retrospettive, che guardano semmai fino all’oggi. Una politica miope e provinciale. E coll’andar del tempo, questo aspetto, lungi dal migliorare, peggiora.
E’ ciò che mi preoccupa nella politica italiana. Il problema che abbiamo di fronte non è quello della sopravvivenza di una forza politica o dell’altra, ma quello della sopravvivenza del nostro Paese.

Un Paese a due o più velocità. C’è una parte d’Italia, nelle aree a sviluppo più dinamico, che sul piano economico riesce a competere a livello internazionale e sarà in grado di rimanere agganciata all’Europa ed al mondo globalizzato; e c’è il resto del Paese che arranca.

C’è un Paese legale (i cui appartenenti affrontano sacrifici, impegni ed oneri) ed un Paese illegale (con l’evasione, la corruzione e la criminalità) in cui si opera in condizione di assoluta non-concorrenzialità.

C’è una economia che regge perché lavora con l’estero; ma rappresenta solo il 25 per cento del totale. Il resto soffre pesantemente la crisi economica.

In questa situazione, se non si introducono decisivi correttivi, il solco fra le diverse parti del Paese andrà sempre più aggravandosi fino a diventare un baratro.
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