_news #99
12 Maggio 2008
Lettera aperta del Presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici al prof. Vittorio Sgarbi
Caro Vittorio,

Il dibattito, riguardante i grattacieli "storti" del progetto CityLife sulle aree ex Fiera di Milano, (ripreso oggi sulle colonne del Corriere dal prof. Romano) apre parallelamente una questione rilevante. Se esista una generazione di architetti italiani in grado di esprimere una cultura architettonica propria del nostro Paese; se, in altri termini, la mancanza di tale cultura causi la assenza dalla scena degli architetti italiani o se viceversa quest'ultima sia la causa della prima. Ed in questo caso, se la mancata formazione di una generazione di architetti, in grado di interpretare lo spirito dei tempi trasfondendo nell'architettura i valori e la cultura della nostra società (nel bene o nel male durante il periodo fascista gli architetti lasciarono nelle nostre città l'impronta del loro tempo), pur nel contesto del più generale fenomeno della globalizzazione, sia la conseguenza della debolezza della nostra politica e conseguentemente della politica culturale delle amministrazioni centrale e locali.

Insomma, per l'incapacità della politica di far crescere un milieu di architetti italiani, dobbiamo assistere agli interventi sul nostro territorio, nelle nostre città e sui monumenti, di architetti stranieri che si piccano di occuparsi della nostra cultura e poi, intervistati da Barbiellini Amidei che, probabilmente imbarazzato, non batte ciglio, parlano di Roma come di "Capus" mundi?

Il problema è molto serio soprattutto perché, a seguito del processo di concentrazione della capacità di operare a livello edilizio-urbanistico nelle mani di grossi gruppi, che trovano senz'altro più comodo rivolgersi al grande nome straniero, in grado di far superare ogni diatriba domestica, gli architetti italiani saranno sempre più ridotti a progettare sottotetti, villette e ristrutturazione di appartamenti.

Cordialità


Achille Colombo Clerici
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