_news #45
19 Novembre 2007
Intervento del Presidente Avv. Achille Colombo Clerici al Convegno "Non scriverlo sui muri", tenutosi a Palazzo Marino il 16 novembre
Quasi disperavo di tornare a rivedere la mia città con il volto pulito dagli imbrattamenti dei muri.
Grazie all’azione decisa del nostro Sindaco, recentemente alcune vie, fra le più infestate di tutta Milano sono state ripulite. I cittadini hanno risposto all’invito ed hanno aderito all’operazione di pulitura. Si è detto: in alcuni casi gli imbrattatori hanno colpito ancora. E’ vero. Ma una cosa è certa: la nostra città può e deve ritornare pulita, deve tornare all’antico decoro. Non può continuare ad essere quella città deprimente e sciatta, piena di imbrattamenti, che siamo abituati ad avere sotto gli occhi da oltre 25 anni.
Tanto è il tempo che è trascorso dal manifestarsi di questo deleterio fenomeno.
Noi l’abbiamo seguito ed abbiamo cercato di contrastarlo sin dai primi tempi, nella convinzione che il decoro della città sia il termometro della salute morale della stessa.
Ricordo ancora la prima vicenda che apparve sui giornali.
Alcuni giovani avevano imbrattato, non ricordo bene; mi sembra un sottopassaggio della metropolitana. Colti sul fatto erano stati rinviati a giudizio e durante il processo l’avvocato difensore aveva chiesto l’assoluzione motivando che si trattava di opere d’arte.
Il pretore di Milano aveva assolto gli imputati ed un amico scrittore di fama, grande estimatore della nostra città ed autore anche di una storia di Milano, evidentemente non conoscendo bene nè la dinamica dei processi, nè la distinzione, all’interno di una sentenza, fra dispositivo e motivazione, si era lasciato andare ad una invettiva, sulle colonne del Corriere della Sera, nei confronti della sentenza e del giudice.
Qualche giorno dopo, quando venne depositata la motivazione, si lesse che il giudice aveva assolto gli imputati per difetto di querela da parte dell’ATM o della Metropolitana.
Inutile dire che la querela la minacciò il giudice nei confronti dell’amico scrittore: non ricordo se poi la sporse.
Così comincia la storia infinita dei graffiti a Milano.
Con l’annosa, irrisolta ed a mio giudizio irrilevante (ai fini della valutazione della liceità di tali comportamenti) disputa sul valore artistico di questi diciamo “segni grafici”.
Una querelle, in cui, per la verità, parte della colpa va attribuita ai mezzi di informazione che spesse volte hanno alimentato qualche equivoco a questo proposito.
In questi 25 anni Assoedilizia le ha tentate tutte. Non abbassando mai il livello di attenzione. Prima per arginare il dilagare del fenomeno, poi per contrastarlo.
- Convegni
- Articoli
- Studi e ricerche. Persino una tesi di laurea all’Università di Milano
- Teleconferenza con New York, attraverso il Consolato USA di Milano
- I 37 muri da graffitare messi a disposizione del Comune, Sindaco Formentini
- Corso a Brera e lezioni in diverse scuole di Milano e provincia per insegnare che l’arte non è mai aggressiva nei confronti dell’ambiente urbano e delle cose altrui
- Monitoraggio del territorio, delibere consiliari, Commissioni Comunali. Trasmissioni televisive
- Proposte di legge. C’è stato anche il tentativo delle taglie (che non abbiamo mai condiviso)
In conclusione, abbiamo maturato una grande esperienza ed una vasta conoscenza del fenomeno. Siamo diventati professori in scienza degli imbrattamenti dei muri.
Ma una convinzione ci è rimasta incrollabile. Questi sgorbi che vediamo sui muri milanesi non sono opere d’arte. Sono segni di trasgressività che si esprime in vandalici (con tutte le spiegazioni sociologiche del caso).
E comunque, se anche si trattasse di opere d’arte, rimaniamo convinti che nessun Picasso può pretendere di dipingere, senza il consenso degli aventi diritto, oggi i muri altrui, fosse anche per abbellirli, domani, (perchè no se usiamo la stessa logica), magari le automobili ed i volti dei propri concittadini. Ammettendo pure che essi siano la spia del disagio e del malessere del mondo giovanile vanno comunque considerati come manifestazione di illegalità e di asocialità. E fermo deve essere il nostro giudizio di riprovazione e di condanna. Occorre per contrastarlo una legislazione appropriata.
Comunque ci sono alcune zone d’ombra nella legislazione vigente che non è sufficientemente efficace a livello sia preventivo, sia repressivo.
Le carenze riguardano in particolare:
- la procedibilità d’ufficio dell’azione penale fuori dal centro storico, per il reato di imbrattamento quando non si tratti di beni storico-monumentali.
- il divieto di detenere in luogo pubblico, senza giustificato motivo, armamentari di bombolette e di vernici, soprattutto durante i cortei o le manifestazioni pubbliche.
- un valido sistema sanzionatorio.
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