_news #189
23 Giugno 2009
Il decreto sicurezza, le badanti, il personale domestico e le famiglie: opportuna una soluzione specifica
L’emanazione del decreto sicurezza è questione di poche settimane. Le norme contenute nel provvedimento finale si affiancheranno a quelle già in parte anticipate dal Governo e completeranno il pacchetto di misure pensate per contrastare gravi forme di illegalità diffuse.

Tra queste, un piano di assoluto rilievo è stato dato al tema della clandestinità: prima inasprendo le sanzioni a carico dei datori di lavoro che occupano personale straniero privo del permesso di soggiorno (D.L. n. 92/2008); oggi stabilendo che sarà reato il permanere irregolarmente in territorio italiano.

Al di là del vivo dibattito attorno all’opportunità giuridica e morale di tale nuova incriminazione, intendiamo richiamare l’attenzione sulle conseguenze pratiche che potrebbero derivare dall’applicazione del nuovo reato in relazione allo stato attuale della legislazione in tema di permesso di soggiorno ed in particolare riferimento ai collaboratori domestici ed alle badanti straniere che, come è noto a tutti, rappresentano ormai una preziosa risorsa, sia per le famiglie, sia, più in generale, per il sistema sociale e sanitario nazionale.

Il rischio è sotto gli occhi di tutti, ed è stato ancora recentemente messo in luce dai principali organi di stampa: si è calcolato che il 38% delle badanti sia attualmente irregolare e, con il nuovo reato al varo, queste lavoratrici, a causa della clandestinità, potrebbero subire gravi conseguenze che, tra l’altro, si ripercuoterebbero necessariamente sull’intera categoria, creando anche non pochi disagi alle numerose famiglie per le quali tali lavoratrici sono ormai indispensabili.

Proprio questo è il punto che intendiamo sottolineare: se, come è, le badanti ed i collaboratori domestici svolgono una professione che implica rapporti, spesso radicati nel tempo, del tutto personali e caratterizzati dalla fiducia tra datore e prestatore di lavoro, per ciò stesso una professione ben poco fungibile, appare strettamente necessario che il Legislatore preveda un percorso alternativo (per non dire privilegiato) che permetta una maggiore possibilità di regolarizzazione di tale categoria.
Ben venga, quindi, come è stato fatto, inasprire le pene a carico dei datori di lavoro che, pur potendo regolarizzare le badanti, scelgono volontariamente di non procedervi; altro è, invece, che sia i datori di lavoro, sia - d’ora in poi - le stesse badanti ed i domestici paghino a caro prezzo la (non di rado) incolpevole impossibilità di formalizzare la permanenza in Italia, a causa del numero chiuso che impedisce la regolarizzazione di tutte quelle persone spesso già da tempo inserite nel tessuto sociale.

Senza voler interferire nei compiti del Legislatore, riteniamo che, per quanto specificamente concerne la categoria delle badanti, debba essere fortemente valorizzato il possesso del contratto di lavoro; in ipotesi, a tutte quei lavoratori e lavoratrici che dimostrino di avere un contratto di lavoro (eventualmente anche subordinato alla condizione sospensiva del rilascio del permesso di soggiorno) si ritiene che potrebbe essere garantito il diritto a poter soggiornare legittimamente nel nostro paese, indipendentemente dalle quote di regolarizzazioni previste per ciascun anno.



Avv. Niccolò Bertolini
Coordinatore Ufficio Studi di Diritto Penale di Assoedilizia
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